Una
destinazione, un viaggio , un sogno!
“Perugia,
città d'arte, ricca di storia e monumenti, fondata dagli Etruschi,
polo culturale della regione dell'Umbria, meta turistica e sede
universitaria”. Era il quanto sapeva riguardo alla città nella
quale decise di trasferirsi 5 anni fa.
Sandra
era una ragazza che proveniva dall'Angola, per
la quale nutriva un amore profondo e smisurato.
L 'Umbria
la conquistò.
Decise di
intraprendere gli studi in filosofia, aveva
una grande forza di volontà e la determinazione non le è mai
mancata.
Aveva
solo 19 anni, era una ragazza ingenua, raffinata,
e delle volte possedeva quella determinazione spaventabile anche a se
stessa.
Ancora
una volta, ero lì, io unitamente ai miei pensieri, solamente noi, in
un mondo così generoso, ma forse troppo nobile per entrambi: due
anime smarrite, e soffocate da questo luogo, così diverso da quello
per cui uno si aspetta dalla vita, e per il quale si lotta.
Spesso,
mi domandavo: ma in quale parte del mondo mi trovo? per quale epoca
sono stata chiamata, quasi supplichevolmente, e per cosa infondo sto
tribolando qui? “
Poiché
sentiva di non addentrarci in essa, era quasi impedita
nell'introdursi dato che si tratta di un mondo a lei parecchio
estraneo, forse era ipercritica difronte alla vita, ma
irrazionalmente si trovava quasi nel luogo più profondo che in
questa realtà potesse essere in grado di abbracciare. Non trovava
più una propria dimora, si sentiva un bambino a perdersi
sbadatamente. Ma sapeva nel profondo di cosa si trattava; era una
condizione di vita, nella quale si abbandonava spesso con piacere.
Vivendo momenti unici, diversi da quelli che poteva permettersi
in
momenti meno sbronzi e quando era sveglia dalla vita.
Era una
giornata giustificata, invernale, e tutto intorno era immerso dalla
nebbia, nella sua
stanza il solo respirare, aspirava e portava con sé una valanga di
fumo, sembrava un raduno tra uomini di potere che discutevano di una
disputa di affari, affari seri ovviamente, invece si
trattava della sua tribolazione
di vita: i suoi
pensieri, quei
disturbi, la
sua cosiddetta
“condizione patologica”.
In un
attimo Sandra si perse,
in modo tale da cozzare violentemente con se
stessa.. fu
quel attimo di smarrimento,
un'assenza inconsapevole durato
un mese, lungo, un attimo folle caratterizzato da follie reali, uno
di quei lampi per cui esiteresti nel parlarne, perché si tratta di
argomenti talmente impercettibile capace
di urtare
l'emotività della persona più estroversa, allegra, dinamica ed
insieme tenace. Era
una sua
infermità, infermità
che si presentava
in quei attimi
di sottrazione dal reale
come forma tangibile, concreta, evidente, in
grado di liberarla da
questo stato demente, questa condizione abominevole, fastidiosa, per
la quale continuamente
pregava purché
imparasse
indubbiamente e con saggezza,
magari, ad
essere convincente nei loro riguardi:
sincera a
lei
e a quei
compagni “disturbi”, i pensieri, ad accettare un
unione quasi
costretta, infondo, tra se
e se,
nonostante
il fatto che
tutto si componeva in pretesto
del ritrovare
trovare via d'uscita da
questa agonia,
dato che ciò
rappresentava una
di quelle circostanze non auspicabile a nessuno.
Era un
andare lontano, verso confusioni buie, voci lontane e realtà
inarrivabili. A tal punto da decidere nel domandarsi
se quella
persona reale fosse
veramente lei,
Sandra,
arrivando a
presumere lucidamente del fatto che si trattava di
una condizione anormale, senza dubbio. Vivendo
di fretta,
mangiando
in
fretta, il
voler
diventare qualcuno in fretta, erano
sintomi di
questa patologia che non aveva
mai nessuna
fretta. Con essa acquisiva
le sembianze di un'eroina, la sua ammirabile
Wonder Womam, forte, capace di fare cose inimmaginabili,
proprio perché
il
rientro nei suoi
panni, la
vita, inadatta
a se, vedeva
tutto rallentarsi.
Sorgevano
le medesime
domande: “cosa mi legga a te? Cosa posso mai essere senza di te?”