"Le stagioni nell'anima"
Si tratta di un blog fatto per la prima volta, con lo scopo di migliorare e diffondere il mio modo di scrittura
mercoledì 18 settembre 2019
giovedì 4 agosto 2016
Una
destinazione, un viaggio , un sogno!
“Perugia,
città d'arte, ricca di storia e monumenti, fondata dagli Etruschi,
polo culturale della regione dell'Umbria, meta turistica e sede
universitaria”. Era il quanto sapeva riguardo alla città nella
quale decise di trasferirsi 5 anni fa.
Sandra
era una ragazza che proveniva dall'Angola, per
la quale nutriva un amore profondo e smisurato.
L 'Umbria
la conquistò.
Decise di
intraprendere gli studi in filosofia, aveva
una grande forza di volontà e la determinazione non le è mai
mancata.
Aveva
solo 19 anni, era una ragazza ingenua, raffinata,
e delle volte possedeva quella determinazione spaventabile anche a se
stessa.
Ancora
una volta, ero lì, io unitamente ai miei pensieri, solamente noi, in
un mondo così generoso, ma forse troppo nobile per entrambi: due
anime smarrite, e soffocate da questo luogo, così diverso da quello
per cui uno si aspetta dalla vita, e per il quale si lotta.
Spesso,
mi domandavo: ma in quale parte del mondo mi trovo? per quale epoca
sono stata chiamata, quasi supplichevolmente, e per cosa infondo sto
tribolando qui? “
Poiché
sentiva di non addentrarci in essa, era quasi impedita
nell'introdursi dato che si tratta di un mondo a lei parecchio
estraneo, forse era ipercritica difronte alla vita, ma
irrazionalmente si trovava quasi nel luogo più profondo che in
questa realtà potesse essere in grado di abbracciare. Non trovava
più una propria dimora, si sentiva un bambino a perdersi
sbadatamente. Ma sapeva nel profondo di cosa si trattava; era una
condizione di vita, nella quale si abbandonava spesso con piacere.
Vivendo momenti unici, diversi da quelli che poteva permettersi
in
momenti meno sbronzi e quando era sveglia dalla vita.
Era una
giornata giustificata, invernale, e tutto intorno era immerso dalla
nebbia, nella sua
stanza il solo respirare, aspirava e portava con sé una valanga di
fumo, sembrava un raduno tra uomini di potere che discutevano di una
disputa di affari, affari seri ovviamente, invece si
trattava della sua tribolazione
di vita: i suoi
pensieri, quei
disturbi, la
sua cosiddetta
“condizione patologica”.
In un
attimo Sandra si perse,
in modo tale da cozzare violentemente con se
stessa.. fu
quel attimo di smarrimento,
un'assenza inconsapevole durato
un mese, lungo, un attimo folle caratterizzato da follie reali, uno
di quei lampi per cui esiteresti nel parlarne, perché si tratta di
argomenti talmente impercettibile capace
di urtare
l'emotività della persona più estroversa, allegra, dinamica ed
insieme tenace. Era
una sua
infermità, infermità
che si presentava
in quei attimi
di sottrazione dal reale
come forma tangibile, concreta, evidente, in
grado di liberarla da
questo stato demente, questa condizione abominevole, fastidiosa, per
la quale continuamente
pregava purché
imparasse
indubbiamente e con saggezza,
magari, ad
essere convincente nei loro riguardi:
sincera a
lei
e a quei
compagni “disturbi”, i pensieri, ad accettare un
unione quasi
costretta, infondo, tra se
e se,
nonostante
il fatto che
tutto si componeva in pretesto
del ritrovare
trovare via d'uscita da
questa agonia,
dato che ciò
rappresentava una
di quelle circostanze non auspicabile a nessuno.
Era un
andare lontano, verso confusioni buie, voci lontane e realtà
inarrivabili. A tal punto da decidere nel domandarsi
se quella
persona reale fosse
veramente lei,
Sandra,
arrivando a
presumere lucidamente del fatto che si trattava di
una condizione anormale, senza dubbio. Vivendo
di fretta,
mangiando
in
fretta, il
voler
diventare qualcuno in fretta, erano
sintomi di
questa patologia che non aveva
mai nessuna
fretta. Con essa acquisiva
le sembianze di un'eroina, la sua ammirabile
Wonder Womam, forte, capace di fare cose inimmaginabili,
proprio perché
il
rientro nei suoi
panni, la
vita, inadatta
a se, vedeva
tutto rallentarsi.
Sorgevano
le medesime
domande: “cosa mi legga a te? Cosa posso mai essere senza di te?”
venerdì 11 dicembre 2015
Quello vero, prima o poi arriva! parte II
Cosa c'è di più bello? Cosa veramente è più della parola Amore, nel darlo e nell'avere possibilità, ossia fortuna, ed essere degna di tale modalità di affetto sentito?
Io sono alla ricerca del mio enigma del verbo amare, sulla coniugazione in un tempo, come;” voglio amare”...ahimè!
Non riesco nei miei piccoli viaggi mentali, viaggi meramente confusi di cui nemmeno essendo la sottoscritta, nemmeno così riesco a capire e cogliere determinati sensi, sensi appanati.
Ma sono questi viaggi, e per questi viaggi per cui lotto e difendo le mie ali, poiché senza loro non sono, non esisto, e non posso appartenermi e di conseguenza appartenere ad un sistema. L'amore equivale ad appartenere.
Non parlerò di me, no, oggi non lo farò, ma è da me che escono certi pensieri, certe osservazioni, è il mio punto di vista questo, l'amore, quell'amore di cui stento e tento a parlare e a forza di parlarne, prima o poi arriverà, ne sono certa!
Nella vita, la pazienza è ingannevole, e non ci perdiamo sempre nelle parole di cari amici che dicono “devi avere pazienza, è l'ultima a morire”, ecco è l'ultima... a.. morire. Quindi diamoci una mossa, per raggiungere l'inafferrabile e il desiderabile.
Ci imbattiamo in persone, cose e situazioni a volte davvero sgradevoli, ma questa è la vita, per crescere devi conoscere, devi viverle, perché solo allora potrai andare avanti e dire che una volta sono stata così, ero quella/o che... allora vai avanti e se ci riesci cresci degnamente, ma ahimè purtroppo molte delle volte rimani una maledetta nostalgica che vive di cose passate, attimi sfuggenti che sono stati belli e che sai che non torneranno mai, ma che senza di essi ti senti ”nessuno”, e continui a vivere in quel tuo passato...e vorresti urlare ,ma sai che non puoi, poiché la gente ti sentirebbe e così vedranno nei tuoi occhi la sofferenza, la tristezza, l'infelicità, la gente ti farà sentire debole, senza un fine, inutile, allora decidi di vivere di una felicità travestita, solo così potrai riconoscere la tua forza nel mascherare la vita, perché la vita dev'essere mascherata, se no ti fotte. Siamo e sono in pochi quelli davvero felici, viviamo in un mondo dove ci lamentiamo di tutto, non vogliamo il progresso, poiché richiede prima di tutto regresso per un progresso. E così andiamo avanti con le nostre maschere, finti sorrisi, finti abbracci, finti amori, paura della solitudine, paura della povertà. Se emigriamo, partiamo con l'idea di ritornare a casa, ma poi nel luogo, tutto non ci conquista, ma ci succhia, ci adattiamo, cosicché un altro cambiamento è pauroso, la vita la vediamo da una prospettiva che il rischio è paura, l'incertezza viene dominata da una pigrizia per cui stenti a pensare.
giovedì 10 dicembre 2015
MIA MADRE, LA DONNA CHE SONO
Africana, in cerca dell'America in quella Europa tanto speranzosa, mia madre aveva 28 anni, la prima volta che decise di cambiare la sua vita verso l'estremo, un estremo consapevole di lottare contro ogni potente censura della chiusura del genere umano, consapevole anche, di quei rischi economici che poteva incontrare: rischi per cui la costringevano a cambiare, cambiare per una realtà migliore della sua tanto amata terra Angolana.
Avvolta in una situazione invivibile, dalle insopportabili guerre civili di cui non aveva più intenzione di viverle e far vivere a me, la sua tanto amata piccola Neusa.
D'altronde a volte la vita pare ingiusta.
D'altra parte, eccomi qua, lottando in questa terra tanto cara quanto difficile, ma allo stesso tempo tanto bella e grata. Competere con una realtà rispecchiata negli occhi di bambini bisognosi, nostalgica di una madre e la voglia di un futuro leggero insieme previdentemente pacifico.
Diciott'anni, maggiorenne, in questa nuova epoca, di nuovi costumi, nuove lotte e nuovi sogni. Ma credendo e avendo accanto l'amore di mio padre e dei miei fratelli, eppure piangendomi addosso quando è necessario per la mancanza di una madre, di una migliore amica che solo lei era ed è in grado di essere. Non sono indifferente ai sacrifici della vita e nemmeno mi abbandonando mai alle tristezze e alla fatalità. Lo studio e il lavoro precario sono le forze e le certezze della mia realtà, questa realtà in cui nasce questo mio amore verso tutto, e comprensione totale verso tutti.
Madre, un parolone che ancor oggi fatico a dare il peso che merita, per una lontananza non desiderata , ma si necessitata, però so nel più profondo che senza di lei, la mia vita e esistenza non sarebbe la stessa, perché è lei la mia “donna”, la parte femminile che più amo in me, il mio coraggio, il mio sacrificio, la determinazione e la speranza di un domani che sogna lei, in questa patria che non consente sogni a lunga durata, eppure lei custodisce i nostri sogni segretamente e gelosamente, come solo una madre è capace di farlo.
Ho preso da lei tutto quello che quando la prima volta, e so che è stato cosi, quando la prima volta che mi mise al mondo, ho saputo riconoscere la mia anima nei suoi occhi marroni e grandi, occhi di cui non ho fatto altro che riprendere anch'io, per riconoscermi ancor di più. Esistono i legami fra le anime, fili in-spezzabili, e questo è il nostro segreto... Quale donna è capace di essere così forte in una patria che la forza te lo toglie, per poi decidere di allontanarsi dai figli? Solo mia madre, si solo lei, e di lei ho preso il meglio del peggio che la gente possa credere. Oggi non sono preoccupata di come andrà la vita, perché so che Dio costruisce un piano per ognuno, e il nostro capolavoro sta per essere compiuto, perché sono proprio le donne come noi, sono queste le vere donne (nonché le altre non lo siano), ma non c’è cosa più bella che nella sofferenza trovare la speranza di un esistenza meritevole di vivere. La determinazione è la nostra forza e identità, in questa vita che di legami cosi, se ne vedono pochi.
Quei suoi diciott'anni, l'età migliore del fiorire della bellezza che solo una ragazza sa come ci si sente nell’aspettare tale età e tale gioia di giovinezza. Ebbene si, lei con i suoi diciott’anni già si sentiva una vera donna (come del resto io), perché gli uomini che la guardavano le hanno dato tale conferma. Cosa non si fa a quest'età, sennò cercare il proprio principe e fare le follie più ovvie, follie che solo in amore siamo in grado e per amore ne siamo capaci. Si è fidata solo del suo sesto senso. Quel sesto senso che la portò alla follia, follia di vivere e cambiare il suo mondo per qualcuno di speciale. Qualcuno che solo lei voleva e sapeva di meritare, perché era la sua ancora, in una realtà di tanta sofferenza, tra la perdita troppo presto di una madre che è stata per lei la guida assoluta e ausilio in tutto, luogo dove poteva porgere i propri pensieri e avere i consigli e gli affetti migliori, affetti da non cambiare con, per niente e nessuno nella terra. Giovane, inconsapevole di quell’Angola e di quel angolano, inconsapevole di tante cose, ma certa della vita che voleva, perché l’eredità che portava avanti era quei bei consigli che solo sua madre era stata capace di darle: gli inizi verso quest’apertura che è la vita; consigli che va da generazione a generazione. Diciott’anni, magari uno direbbe che è troppo presto, e non si è abbastanza maturi per cambiare la vita e il suo corso, ma lei consapevole di ciò, si è affidata ad un amore meraviglioso, perché era quello l’uomo che voleva e cercava, l’uomo capace di farla sentire protetta e amarla follemente, e certo anche sopportando le sue manie. Amore, caro amore, questo amore che lei ha verso la gente, verso il prossimo, verso la fede in Dio, questo amore le ha dato la possibilità di vivere questa vita nel miglior modo possibile. Lasciandosi alle spalle anche gli studi, per amore si stava inventando e intraprendendo un nuovo corso e credendo in un uomo conosciuto solo da giorni. Ma il sesto senso di mia madre, la portò lontano, in un lontano che oggi, porta me a guardare lei attraverso i miei occhi, e a sentire il suo amore nella mia pelle. Questa è la donna che amo.
Ma è in quest'oggi che questa donna decise di lasciare la sua tanto, semplice e amata patria, lasciando i figli con il padre, ma consapevole del dono che aveva tramandato alla figlia e certa che io avrei fatto l'impossibile come lei in quest'Africa distrutta. La perdita di un amore in una patria difficile, la cambiò totalmente e la sradicò e orientò verso una nuova prospettiva e obiettivo di vita.
Sapeva di lasciare la sua gioia più grande, la sua cara consigliere e ragione di vita, ma doveva attraversare il confine della realtà e andare alla ricerca di quella vita seguendo i passi dell'amore di Dio. Aveva la musica nel cuore, quella musica che la portava ogni qualvolta in quegli abissi ricordi verso figli abbandonanti senza scelta, eppure questa è la sua maggior forza per andare avanti sempre con determinazione.
La prima volta che rimase incinta, disse: “speriamo che sia femmina!” perché voleva assolutamente un suo clone, e oggi nonostante la distanza, lei quando pensa a me, alla sua tanto amata primogenita, il mondo diventa come un quadro di Picasso, colmato e pieno di tante avventure, sa che per i figli non c'è né carriera né romanticismo che possano sostituire questo amore e legame. Esistono i legami fra le anime, pur lontane che si possano incontrare, questi fili invisibili non si spezzeranno mai. Solamente questo presente, la distanza, si questa realtà poteva momentaneamente sostituire tutto l'amore, e mai la certezza del loro volersi bene.
Conscia che lei, donna africana, doveva lottare per potersi affermare nel mondo, infondo siamo nel XXI secolo e cosa aspettarsi ancora? Doveva lottare sul serio. Quell'Africa per mia madre, non è un continente “nero” abbandonato al suo destino, ma è quella riserva di terra che dev'essere ben esplorata, e chi meglio di lei, poteva essere in grado di fare la sua parte? Ma l'integrazione verso lo straniero non è mai stato facile, né ieri e nemmeno oggi. Un po' la lingua, un po' il clima e soprattutto il ricominciare da capo senza avere nemmeno un lavoro per andare avanti con il pensiero solo di garantire un futuro ai figli.
In questa realtà europea, scoprì la conferma e certezza dei valori che aveva e che sperava di aver tramandato ai figli, ma questa distanza, questa mancanza di una parte di se la uccideva ogni volta che si immergeva nei propri pensieri. Sapeva che i sacrifici sono “doverosi”, soprattutto per i figli, ovviamente se questi sacrifici sono rivolti a costruire il loro futuro. Ma sapeva anche, che un figlio non cerca il sostegno economico, ma si l'amore di un genitore, ecco il perché della sua scelta di lasciarli con il padre. Le donne vengono ammirate per il coraggio, e lei per avere il coraggio di lasciare figli, cari, e la propria terra per garantirsi un futuro migliore. Questi sono sacrifici disumani, ma sperava e sapeva che un giorno le cose sarebbero cambiate, anche con l'aiuto dei figli della terra che rappresentano il futuro del mondo. Ovviamente non era una madre a “vecchio stampo”, quella che è presente nella vita dei figli, accompagnandoli nelle scelte più importanti, insieme ad un marito. Ma apparteneva alla cerchia delle madri del XXI secolo, donne sole, con a carico figli, che si spostano dall'altra parte dell'Atlantico in cerca di un futuro da garantire ai propri amati bambini. Il suo sogno era e continua ad essere poter stare vicina a me, non necessariamente solo in senso fisico, poiché sapeva che la vicinanza poteva essere esercitata anche da lontano, ma forte era il desiderio di stare vicina ai figli, semplicemente sostenendoli, incoraggiandoli ma soprattutto amandoli.
L' importanza dell'essere va oltre il denaro, sono forza e determinazione che hanno le donne nel conquistare ciò che vogliono, perché siamo donne, battaglianti, donne vulnerabili si, ma forti certamente, poiché siamo esattamente e legalmente emancipate.
mercoledì 9 dicembre 2015
Quello vero, prima o poi arriva!
l'hanno vissuto i grandi, che da grande hanno avuto "forse" la fortuna di incontrare quell'altra parte, la parte mancante.
a volte ci perdiamo nel corso del nostro percorso, ma poi, se ci soffermiamo e, quando veramente riflettiamo, ci accorgiamo che niente è stato il "perdersi o meglio il perdere" , poiché ogni cosa ha poi alla fine dei conti un punto di arrivo, una dolce destinazione; per uno può essere la carriera, per qualcun'altro la felicità con tutte le sue componenti, ma per me, ahimè, si parla di amore, quell'amore verso tutto, un amore carico di diverse cellule, come fossero distinzioni fra globuli bianchi e rossi, da organi e tutti quei componenti ed ingredienti dell'essere esseri umani........TO BE CONTINUED
lunedì 24 marzo 2014
TRA TE E IL MARE
Domenica mattina,
finalmente una giornata dedicata a me, lontana da tutti gli impegni
universitari e lontana dalle tue lagne...si, un po' di tempo per
rilassarmi da quella settimana faticosa e da questi pensieri
angoscianti chiamati Chaky...uno direbbe che sia un nome per cani, ed
io lo confermerei, e che non solo il nome, anche il soggetto.
E' domenica, ed in questa
giornata cosi cupa, io decido di andare in Chiesa, oh...ma da quanto
non trovavo il tempo per recarmi nella casa del Signore e poter
confessare tutte le mie questioni a Lui, parecchio!
In Chiesa tutto bene, ma,
poi mi rendo conto che ciò non mi basta, è assurdo, lo so! Come può
la Fede non bastare a risolvere le soluzioni? Ma io avevo bisogno di
qualcosa di più, non volevo più essere una “dormiente”, colei
che lui poteva mettere di lato quando voleva, scartarmi per poi
riprendermi a suo piacimento, eh già, ora ero io che non volevo più
te, ti ho diviso anche “troppo” con lei, si lei, la tua cara
ex... sapevo che era finita tra di voi, e che volevi mantenere
l'amicizia, ma a chi vogliamo prendere in giro, l'amicizia tra uomo è
donna è inesistente, Impossibile!
Cosi dopo la chiesa, presi
il treno, fui al lago, un'aria nuova e il vento tra il viso mi
servivano proprio....lo so, è da pazzi! D'inverno, andare al lago,
solo per riflettere, ma chi lo farebbe? Solo io, lo so!
Improvvisamente, come si
dice, ironia della vita o del destino, lei era li, la tua ex, io
sapevo che lei era l'altra donna, ma lei, lei sapeva che io ero la
donna? Anzi che ero la donna, per cui lei è stata lasciata? non so,
ma, cosa strana lei mi salutò... e allora non ci ho visto proprio
più..ero arrabbiata con te, ma lei come si permette, nonostante io
abbia permesso a lui di conservare l'amicizia con lei, ora la tua
carissima ex mi saluta? Beh, sono una Donna, e la “D” fa molto di
suo...cosi, la fermai, e andai subito al dunque, domandandole:
- Scusa, ma ci conosciamo?
Lei rispose:
- Non fare l'ingenua, lo
so che anche tu, sei la ragazza di Chaky, e scommetto che le stesse
cose che dice a me, le dice anche a te, sbaglio?
Io imbarazzata e fragile
al momento, aspetti che non mi caratterizzavano affatto, ma
all'improvviso ero pietrificata, se fossi bianca, allora sarei stata
molto color rosa dalla vergogna, ma essendo nera, avevo i miei
vantaggi.
Cosi, io li per li,
pensai, ma alla fine, io sapevo che lo condividevo con il mondo, e
che lui non era tutto mio al 100%, e che forse non lo sarebbe mai
stato, ma vedere in faccia la verità è una cosa davvero
sconcertante. Cosi senza dire niente altro, la lasciai sola con un
mezzo sorrisetto, sorriso per chi poteva interpretare tante cose, ma
a me oramai non importava più, perché certe notti ho sempre cercato
di avere lui con me, ma ora mi è bastato sapere che la stessa cosa
se ne aspettava un'altra, cosi potevo troncare, troncare questo amore
sbagliato, lasciar andare questa persona maledetta ma anche benedetta
che la mia esistenza si è permessa di scontrare, e prendere cosi
un'altra via, una più silenziosa, e magari più serena e meno
fragile.
Decisi di tornare a casa,
presi il telefono, gli spedì un messaggio, con contenuti forti,
dicendo che era davvero finita e che in questo momento stavo
cambiando numero, perché non voglio più dividermi tra te e il mare.
Cosi lo feci, e da lì, la mia vita prese un altro verso, uno maturo.
Sono una Donna, a cui piace indossare la Mia scarpa più bella , e
non prestarla alle nemiche!!!
AMIGOS APAIXONADOS
Foi
mesmo naqueles vai e vem de mensagens, eu estava ai, falando e rindo
contigo, que estavas no outro lado do cèu, olhando outra estrela, e
eu me cobrindo de frio, olhando um outro telhado, desejando rir
contigo pessoalmente e possivelmente na mesma cama e olhando o mesmo
teto, rindo pelas frases que intercambiavamos em segredo , e pelas
bobagens que atè hoje ainda somos capazes de costruir... eu nao
percebi nada a primeira vez que te vi, mais algo em mim mexeu,
admito! Era , o coraçao, que estava a dar sinais a todo o meu ser,
mais a mente reflexiva, nao deu valor em um sentimento que estava a
sentir no momento. Voçè falou pra mim, e ai eu te achei
superficial, e odiei aquilo, odiei pra caraça, mais depois voçè
olhou pra uma mulher que nao era eu, e ai te amei, te amei por ter
vido amor nos teus olhos, sibem que nao eram destinados a mim, mais
te amei porque percebi que de ti pode sair muito amor. E agora estou
aqui, amandoti, amando o odio, amando o impossivel, um amigo, eu
apaixonada por meu amigo, por voçè, que me deu na cabeça?
Parei
pra pensar, mais jà nao deu, porque onde ha amor, razaò nao tem
lugar!
Hoje
eu guardo este amor, que talvez pode se tornar maior, porque de ti e
contigo so queiro amor de verdade, e assim te espero, te espero para
me dares o nosso amor, porque em palavras sinceras, voçè tambèm mi
amas, e jà que esperei muito , posso aguentar mais um pouco. Mais
nao demore, tah!
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